Oggi è la Giornata della memoria. Si dovrebbe, in questo giorno, meditare su quanti esclusi e isolati ci siano nel Pianeta (sovrappopolato), su quanti non sono considerati "esseri umani".
Per questo suggerisco a chi lo desiderasse di vedere la proposta dell'amico BONOBO.
Oggi ho fatto un post molto lungo, ma ritengo di contenuti importanti perchè derivano dall'ascolto di Tremonti e Dosi. Tremonti credo sia alquanto noto, Giovanni Dosi è docente di Politica economica alla Scuola di Sant'Anna di Pisa, nonché membro dell'Accademia dei Lincei. Parlavano entrambi della attuale crisi finanziaria ed economica ed entrambi prospettano soluzioni. Poichè è lungo, il post è stato diviso in capitoli, e, alla fine, le mie prime e rapide conclusioni. A me questo è servito molto. Ci sono molti link e consiglio di vederli separatamente dopo la lettura del post, per non distrarsi.
PREMESSA
Da oltre cent'anni, nei paesi occidentali della Rivoluzione Industriale e dell'Abbondanza Energetica, ci sono due testi che sono alla base del pensiero economico mainstream.
La ricchezza delle nazioni di Adam Smith e Il Capitale di Karl Marx.
GIOVANNI DOSI
Il prof. Dosi, che dice di voler uscire dal "pensiero unico" dell'economia che esamina la crisi e le possibilità di uscita dalla crisi sempre con una identica modalità, presenta un pensiero eretico per il debito pubblico italiano. Il pensiero eretico di Dosi è che stampare denaro non farebbe danni. Barnard l'aveva già detto (n.d.r.).
La seconda è quella del debito monetizzato e per buona parte assorbito dalla BCE. Dopotutto gli inglesi hanno un rapporto tra deficit e PIL dell'11% e a nessuno gliene frega niente, l'Italia ha tale rapporto appena sopra il 4% e tutti urlano, i mercati urlano, l'Europa urla. Una delle prime ragioni è che la BCE non è per Statuto un Garante e Prestatore di Ultima Istanza, non può presentarsi alle aste. Poi, levantinamente, compra sul mercato secondario, obtorto collo perchè ai tedeschi questo non piace, in genere votano contro nel board ma alla fine si compra, e negli ultimi sei mesi la BCE ha comprato più debito italiano rispetto alle emissioni. Se non ci fossero stati gli acquisti della BCE il nostro spread sarebbe andato alle stelle (cosa dobbiamo fare, ringraziare Draghi?).
In questa maniera levantina, imposta dai tedeschi, si impedisce l'impatto intero legato al fatto che la BCE non possa fare come una Banca Centrale (Garante Ultima Istanza) ovvero stampare moneta a favore degli Stati europei. E stampare moneta è brutto. Infatti in inglese si preferisce parlare di "quantitative easing" ovvero "facilitazione quantitativa".
Si crea inflazione se si stampa moneta? Dosi dice di no. Sfortunatamente non è vero. L'aumento di liquidità che c'è stato negli U.S.A. e in Europa - il buon Draghi ha emesso nella scorsa settimana mezzo trilione di euro - è una liquidità in euro che è stata data alle banche che poi l'hanno ridepositata alla BCE nonostante ci sia un interesse bassissimo (0,25%). Magari venisse l'inflazione che è un ottimo meccanismo per lavare via il debito, quello che hanno seguito tutti i paesi occidentali per uscire dal debito fin dagli anni settanta.
I tedeschi hanno la paranoia del 1923 (Weimar), ma sarebbe meglio che avessero la paranoia del 27 febbraio 1933, quando fu bruciato il Reichstag, sede del Parlamento tedesco, e risultato delle politiche deflattive di Heinrich Bruning, uguali a quelle che la Germania adesso vuole imporre agli altri paesi europei. La Germania non vuole questa soluzione (monetizzare), c'è una probabilità bassa che succeda, che invece sarebbe eccellente per la crisi greca e anche per l'Italia. Stampare moneta è la via di Obama, con i grandi prestiti della FED alle banche (per ora pare che vada tutto bene).
Qui, LEAP 2020 dicono di no, ma si sa che sono eurocentrici (n.d.r.)
Segue la soluzione tre, quella della Tassa Patrimoniale Mobiliare “da Cavallo” (15%). La ricchezza totale degli italiani rispetto al debito è oggi pari al 6,7 volte il PIL (qualche anno fa era pari a 7,4 volte, ciò significa che l'Italia sta mangiando ricchezza per finanziare i consumi). La ricchezza detenuta dagli italiani, persone fisiche e giuridiche sommate insieme, sarebbe circa il 60 - 70% in ricchezza immobiliare e per circa il 30% in ricchezza mobiliare (azioni, obbligazioni e titoli di stato). Tassare la ricchezza immobiliare è piuttosto complesso poiché servono le revisioni catastali. Non c'è tempo. Quindi è più facile tassare le ricchezze mobiliari del 15%, agendo con dovute soglie e attenzioni per chi ha risparmi di una vita, ben dichiarati nel tempo. In questo modo si ridurrebbe il rapporto debito con PIL all'85/90%, una quota ragionevole e pagabile. E a farlo sarebbero essenzialmente gli italiani ricchi, quelli che hanno accumulato ricchezza e anche invero contribuito al debito stesso, non pagando le tasse. Infatti la distribuzione dei redditi dichiarati dice che solo l'1% degli italiani ha un reddito superiore ai 200.000 euro, mentre con accertamenti indiretti, come la Banca d'Italia, si scopre che ci sono italiani con asset finanziari superiori ai 200.000 euro e che questi italiani sono il 25% della popolazione. Ci vuole un gran coraggio politico, perchè è una botta profonda, e non certo quelle patrimonialine ridicole viste sinora.
Poi c'è la quarta, il default controllato o meglio il ri-profiling (haircut o taglio di capelli).
Una parte del debito non sarà pagata, come sta negoziando la Grecia con gli investitori privati (il famoso haircut del 60% , ovvero il 40% sarebbe meglio di niente). Ma le banche non ci stanno perché, con la sofisticazione dei crediti finanziari (gli swap), ci si può assicurare contro il default della Grecia, magari così facendo si ottengono maggiori introiti finanziari, superiori al 40% che rimarrebbe dopo l'haircut. L'Italia potrebbe fare default, ovvero l'Italia ha una atomica buona e dovremo usarla, magari facendo un impegno chiaro che siamo disposti a fare il default in modo convincente (e poi non lo facciamo). La Grecia farà default perchè è un continuo trasferimento alle banche tedesche e francesi. Ci sono sicuramente ragioni strutturali grecche, ma è essenzialmente un problema delle banche tedesche e francesi. Quando i politici tedeschi dicono che non vogliono far pagare il debito dei lazzaroni greci ai cittadini tedeschi, dicono in realtà che non vogliono pagare le banche tedesche a cui andrebbero realmente i soldi dei contribuenti germanici. L'altra parte del debito sarebbe pagata con titoli a lunga scadenza eventualmente indicizzati sulla crescita reale dell'economia. Come ha fatto l'Argentina. Se l'economia argentina fosse cresciuta, sarebbe seguito un alto interesse sui titoli. Infatti adesso i titoli argentini rendono il 10%, mica male. L'Argentina cresce al 7% più un 3% di inflazione, tra l'altro sottostimata (l'Argentina ha sostituito di recente il presidente dell'Istituto di Statistica con uno che ha calcolato meglio l'inflazione reale). Un metodo che funziona. Naturalmente una operazione con protezione per i piccoli risparmiatori italiani (il 10% è detenuto dalle famiglie massimo, e anche un altro po' è detenuto da fondi, un paracadute si può provvedere per ripagare interamente al 15% del debito, l'Italia non è la Grecia che non riesce nemmeno a pagare i propri dipendenti a fine mese).
Prima conseguenza del default: non potremo più presentarci sui mercati finanziari per una generazione. Vero, ma non è un problema perchè noi italiani, al netto degli interessi abbiamo un avanzo primario (spendiamo meno di quanto incassiamo con le tasse n.d.r.), se non dovessimo pagare interessi potremmo non presentarci sui mercati finanziari anche adesso, e se dovessimo non presentarci sui mercati per una generazione i mercati finanziari si dimenticherebbero. Anche adesso, se l'Argentina dovesse ripresentarsi sui mercati, i soldi glieli darebbero, ma è la parte sana degli argentini che non vuole più andare sui mercati, se non in quantità omeopatica.
Seconda conseguenza del default: la nazionalizzazione di buona parte del sistema bancario. Significherebbe nazionalizzare, per un attimo, la parte buona cioè i depositi ed i prestiti delle banche, fino a rimettere le banche sul mercato, lasciando a bagnomaria gli azionisti e i banchieri.
Questa operazione e' stata fatta agli inizi degli anni novanta, da un governo di centro destra in Svezia, a seguito di operazioni fallimentari delle Banche su titoli sub prime. In tempi brevi lo Stato ha riprivatizzato, e con profitto. La stessa cosa fu fatta in Italia per il Banco Ambrosiano. Certo sarebbe un pesante haircut per i banchieri, ma non importa.
L'Italia sarebbe proprio una specie di atomica buona, perchè scatenerebbe reazioni a catena, subito in Francia per esempio. La Francia ha titoli di stato italiani pari al 20 % del suo PIL. Se noi nazionalizziamo le banche lo dovrebbe fare anche la Francia.
Duro da digerire politicamente, ma il default si dovrebbe addirittura farlo costretti dal senso di onnipotenza dei mercati che spingerebbero lo spread fino al 5% o al 7%, quindi i mercati andrebbero verso la loro autodistruzione, obbligando gli Stati a nazionalizzare le banche.
Questo sarebbe un evento positivo perchè riproporzionerebbe nel mondo occidentale la finanza a livelli di trenta anni fa, molto più sani degli attuali. Nel 1980 tutte le attività finanziarie valevano l'80% del PIL del mondo, nel 2007 valevano già il 4,2 volte il PIL.
Un default italiano provocherebbe un severo DIMAGRIMENTO mondiale delle attività finanziarie, un regalo alle classi medie di tutto il mondo. Obama, che ama tanto i banchieri di Wall Street, per salvare banche e banchieri, dopo la Lehman Brothers, ha immesso nel mercato finanziario fino a 700 milioni di dollari, ma non potrebbe immetterne 10 volte tanto (7 trilioni) con il default italiano. Gli U.S.A. dovrebbero anche loro annegare un po' il loro sistema finanziario.
Infine una ultima considerazione: l'Italia non dovrebbe necessariamente uscire dall'Euro, visto che California non e' uscita dal dollaro nonostante il default. Schwarzenegger sta pagando i dipendenti pubblici con fogli di carta con su scritto "questo vale un dollaro".
Un default controllato, per ridimensionare l'aspetto finanziario che adesso domina il mondo globale. Il nostro riprofiling del debito indurrebbe lo stravolgimento del sistema finanziario degli altri paesi.
Fare bancarotta o riprofiling non è nemmeno una apocalisse visto che negli ultimi 200 anni l'hanno fatto tutti i paesi, eccetto l'Inghilterra, e dopo però, la crescita è stata solida.
Occorre coraggio per non chiudersi nel pensiero unico che dice che se cascano i banchieri caschiamo noi tutti; in realtà cascheranno solo i banchieri che vedranno distrutti i loro interessi. MA CHI SE NE FREGA.
GIULIO TREMONTI
Tremonti ha presentato da Fazio un suo libro che ha un nome sconcertante "Uscita di sicurezza". Dice di averlo scritto nell'agosto 2011, prima del crollo di Berlusconi. Tremonti era un uomo delle Istituzioni che avrebbe potuto fare, e infatti dice che gli argomenti trattati nel libro sono stati temi da lui ripetuti ovunque, ma inascoltati. I poteri finanziari che attualmente dominano il globo, non gli hanno mai permesso di renderli attivi sotto forma di provvedimenti. Senza contare che era con al governo con una mezza cartuccia, che governava un Titanic, mentre Giulio preferisce l'Arca.
Tremonti insomma scrive un libro interessante, partendo dalle analisi dei citati Adam Smith e Karl Marx, che secondo lui sono scomparsi alla comparsa della globalizzazione, della rete e di nuove tecnologie e ideologie.
Fino a quel momento la ricchezza serviva le Nazioni, poi le Nazioni hanno servito la ricchezza e infine la ricchezza mangerà se stessa autodistruggendosi. Il Capitale si basava sul conflitto capitale/lavoro, e nel Capitale, il capitale marginale (i soldi che girano) è diventato il capitale dominante, perchè domina le produzioni, le banche vere, il lavoro, i popoli e le Nazioni. domina tutto fino a che non si autodistruggerà. La nuova ricchezza è basata sulla rete immateriale e questo ha stravolto il senso del Capitale che si basava sulla realtà fisica (i capi di bestiame): adesso il capitale è un algoritmo incomprensibile e imprevedibile, che scorre velocissimo sulla rete.
L'uscita di sicurezza di Monti è di dividere l'economia produttiva dalla economia speculativa, che è la base del pensiero di Roosevelt del New Deal, del primo dopoguerra, che servì a battere il nazismo, e che separava la banca che presta i soldi alle persone e alle imprese da chi speculava. Chi specula deve pagare i propri errori che non possono essere sopportati dai popoli o dai governi.
Il Congresso americano ha stampato (marzo 2011) un rapporto con le conclusioni della Commissione Angelides sulla crisi, su cosa l'ha prodotta e su cosa non è stato fatto, e nel libro si trovano le varie ammonizioni (documenti) che Tremonti disse nei vari summit.
Il blocco di potere dominante è stato però dalla parte della speculazione che ha buttato un mare di tossine finanziarie nelle banche, sfiancando i conti pubblici e solo gli Stati che potevano emettere moneta potevano difendersi, ovvero ricreare credito (stampando moneta - chi poteva - e salvando le banche senza condizioni). Tuttavia è una tecnica che non porta a nulla, occorre ritornare all'idea di Roosevelt, della divisione tra produzione e speculazione per chiudere con il dominio della finanza. Perchè alla fine tutta quella massa monetaria dove si gira, dove andrà, sulla Luna?
Così non potrà durare e pagheranno i popoli. Tuttavia per Tremonti l'Italia rimarrà nell'euro.
Anche Tremonti prospetta 4 scenari.
Il primo è il caos come il 1914, a cui seguì la prima guerra mondiale.
Il secondo è una divisione politica europea tra chi ha l'euro (e rimangono Stati) e chi sarà dominato dal FMI (perdendo la sovranità).
Il terzo scenario vede l'unificazione europea spinta, con maggiore solidità economica con gli eurobond (nel 1996 fu una idea di un politico francese) e su cui l'Italia insiste dal 2003. La Germania pensa di poter andare avanti a prescindere dagli altri paesi europei, ma quando il fuoco lambirà qualche birreria si ricorderà che il 60% delle esportazioni tedesche sono in Europa. La Germania non è solo egoismo e paura (Weimar) è anche cultura e serve una visione comune europea.
L'ultimo scenario è quello della Tobintax che Tremonti non vede di buon occhio, sostenendo che con quella tassazione si farebbero solo far andare su lidi migliori gli investimenti finanziari. Non si deve tassare i derivati, ma vietarli.
Tremonti dice da tempo queste cose, le ha dette persino nei vertici, nella Scuola del Partito Comunista Cinese.
Di fronte a un tale blocco di potere la dimensione del fenomeno è non solo europea, ma globale e quindi l'Italia da sola non farebbe nulla. Ricorda che l'avanzo primario è stata una sua conquista e che con lui lo spread era al 120/140.
CONCLUSIONI
Dosi (non liberista) e Tremonti (liberista) dicono la stessa cosa: la finanza ha mangiato la REALTÀ FISICA (quella che comanda con le Leggi della Termodinamica) provocando una crisi senza precedenti, e dunque occorre riequilibrare l'Economia all'Ecologia e all'Energia..
Occorre STABILITA' oppure, come si dice nei sistemi complessi, OMEOSTASI.
Solo che Dosi vede nell'Italia una "atomica buona", mentre Tremonti vede ancora la strada europea come migliore ipotesi, concordando con quanto dice Monti. Germania permettendo. Perché lì sta il problema dell'Europa.
La Germania sta guardando agli europei come se tutti fossero "greci lazzaroni", e dall'alto della sua presunta perfezione sta trascinando l'Europa alla rottura, magari con un livello di caos da 1914.
Da oltre cent'anni, nei paesi occidentali della Rivoluzione Industriale e dell'Abbondanza Energetica, ci sono due testi che sono alla base del pensiero economico mainstream.
La ricchezza delle nazioni di Adam Smith e Il Capitale di Karl Marx.
GIOVANNI DOSI
Il prof. Dosi, che dice di voler uscire dal "pensiero unico" dell'economia che esamina la crisi e le possibilità di uscita dalla crisi sempre con una identica modalità, presenta un pensiero eretico per il debito pubblico italiano. Il pensiero eretico di Dosi è che stampare denaro non farebbe danni. Barnard l'aveva già detto (n.d.r.).
Default o no?
E' possibile non fare default?
Da una breve informazione sul debito pubblico italiano (120% del PIL): quasi il 60% è in mano agli italiani, il restante agli stranieri. Il 10% è in mano alle famiglie italiane in modo diretto (senza contare altri titoli pubblici e fondi di investimento). Poi, con un "conto della serva", suppone che il costo del debito sia il 5% sul lungo periodo (dice che è una visione ottimistica). Quindi durante ciascun anno, per non peggiorare la condizione debitoria italiana, l'Italia dovrà tirare fuori il 6% del PIL. Per pagare gli interessi e non fare aumentare il rapporto tra debito e PIL, si dovrà crescere un po' meno del 6% stesso. Per raggiungere questo "fantastico" risultato al 3% dell'inflazione si dovrebbe aggiungere un 3% di "crescita reale". Un FILM IRREALE, conclude Dosi.E' possibile non fare default?
Le quattro soluzioni.
La prima, quella di Monti (paghiamo gli interessi e un po' di debito) è la peggiore perchè con il PIL che decresce sarà un salasso continuo, una china greca. La Grecia è passata da un circa 120% reale (107 dichiarato falsamente dai greci) ad un 160% attuale ed un tasso di crescita da + 3% nel 2007 a - 5,5% attuale. Accanimento terapeutico per trasferire soldi alle banche tedesche e francesi poi tra tre mesi di ci sarà la stessa solfa. Sembra una strada per il default.La seconda è quella del debito monetizzato e per buona parte assorbito dalla BCE. Dopotutto gli inglesi hanno un rapporto tra deficit e PIL dell'11% e a nessuno gliene frega niente, l'Italia ha tale rapporto appena sopra il 4% e tutti urlano, i mercati urlano, l'Europa urla. Una delle prime ragioni è che la BCE non è per Statuto un Garante e Prestatore di Ultima Istanza, non può presentarsi alle aste. Poi, levantinamente, compra sul mercato secondario, obtorto collo perchè ai tedeschi questo non piace, in genere votano contro nel board ma alla fine si compra, e negli ultimi sei mesi la BCE ha comprato più debito italiano rispetto alle emissioni. Se non ci fossero stati gli acquisti della BCE il nostro spread sarebbe andato alle stelle (cosa dobbiamo fare, ringraziare Draghi?).
In questa maniera levantina, imposta dai tedeschi, si impedisce l'impatto intero legato al fatto che la BCE non possa fare come una Banca Centrale (Garante Ultima Istanza) ovvero stampare moneta a favore degli Stati europei. E stampare moneta è brutto. Infatti in inglese si preferisce parlare di "quantitative easing" ovvero "facilitazione quantitativa".
Si crea inflazione se si stampa moneta? Dosi dice di no. Sfortunatamente non è vero. L'aumento di liquidità che c'è stato negli U.S.A. e in Europa - il buon Draghi ha emesso nella scorsa settimana mezzo trilione di euro - è una liquidità in euro che è stata data alle banche che poi l'hanno ridepositata alla BCE nonostante ci sia un interesse bassissimo (0,25%). Magari venisse l'inflazione che è un ottimo meccanismo per lavare via il debito, quello che hanno seguito tutti i paesi occidentali per uscire dal debito fin dagli anni settanta.
I tedeschi hanno la paranoia del 1923 (Weimar), ma sarebbe meglio che avessero la paranoia del 27 febbraio 1933, quando fu bruciato il Reichstag, sede del Parlamento tedesco, e risultato delle politiche deflattive di Heinrich Bruning, uguali a quelle che la Germania adesso vuole imporre agli altri paesi europei. La Germania non vuole questa soluzione (monetizzare), c'è una probabilità bassa che succeda, che invece sarebbe eccellente per la crisi greca e anche per l'Italia. Stampare moneta è la via di Obama, con i grandi prestiti della FED alle banche (per ora pare che vada tutto bene).
Qui, LEAP 2020 dicono di no, ma si sa che sono eurocentrici (n.d.r.)
Segue la soluzione tre, quella della Tassa Patrimoniale Mobiliare “da Cavallo” (15%). La ricchezza totale degli italiani rispetto al debito è oggi pari al 6,7 volte il PIL (qualche anno fa era pari a 7,4 volte, ciò significa che l'Italia sta mangiando ricchezza per finanziare i consumi). La ricchezza detenuta dagli italiani, persone fisiche e giuridiche sommate insieme, sarebbe circa il 60 - 70% in ricchezza immobiliare e per circa il 30% in ricchezza mobiliare (azioni, obbligazioni e titoli di stato). Tassare la ricchezza immobiliare è piuttosto complesso poiché servono le revisioni catastali. Non c'è tempo. Quindi è più facile tassare le ricchezze mobiliari del 15%, agendo con dovute soglie e attenzioni per chi ha risparmi di una vita, ben dichiarati nel tempo. In questo modo si ridurrebbe il rapporto debito con PIL all'85/90%, una quota ragionevole e pagabile. E a farlo sarebbero essenzialmente gli italiani ricchi, quelli che hanno accumulato ricchezza e anche invero contribuito al debito stesso, non pagando le tasse. Infatti la distribuzione dei redditi dichiarati dice che solo l'1% degli italiani ha un reddito superiore ai 200.000 euro, mentre con accertamenti indiretti, come la Banca d'Italia, si scopre che ci sono italiani con asset finanziari superiori ai 200.000 euro e che questi italiani sono il 25% della popolazione. Ci vuole un gran coraggio politico, perchè è una botta profonda, e non certo quelle patrimonialine ridicole viste sinora.
Poi c'è la quarta, il default controllato o meglio il ri-profiling (haircut o taglio di capelli).
Una parte del debito non sarà pagata, come sta negoziando la Grecia con gli investitori privati (il famoso haircut del 60% , ovvero il 40% sarebbe meglio di niente). Ma le banche non ci stanno perché, con la sofisticazione dei crediti finanziari (gli swap), ci si può assicurare contro il default della Grecia, magari così facendo si ottengono maggiori introiti finanziari, superiori al 40% che rimarrebbe dopo l'haircut. L'Italia potrebbe fare default, ovvero l'Italia ha una atomica buona e dovremo usarla, magari facendo un impegno chiaro che siamo disposti a fare il default in modo convincente (e poi non lo facciamo). La Grecia farà default perchè è un continuo trasferimento alle banche tedesche e francesi. Ci sono sicuramente ragioni strutturali grecche, ma è essenzialmente un problema delle banche tedesche e francesi. Quando i politici tedeschi dicono che non vogliono far pagare il debito dei lazzaroni greci ai cittadini tedeschi, dicono in realtà che non vogliono pagare le banche tedesche a cui andrebbero realmente i soldi dei contribuenti germanici. L'altra parte del debito sarebbe pagata con titoli a lunga scadenza eventualmente indicizzati sulla crescita reale dell'economia. Come ha fatto l'Argentina. Se l'economia argentina fosse cresciuta, sarebbe seguito un alto interesse sui titoli. Infatti adesso i titoli argentini rendono il 10%, mica male. L'Argentina cresce al 7% più un 3% di inflazione, tra l'altro sottostimata (l'Argentina ha sostituito di recente il presidente dell'Istituto di Statistica con uno che ha calcolato meglio l'inflazione reale). Un metodo che funziona. Naturalmente una operazione con protezione per i piccoli risparmiatori italiani (il 10% è detenuto dalle famiglie massimo, e anche un altro po' è detenuto da fondi, un paracadute si può provvedere per ripagare interamente al 15% del debito, l'Italia non è la Grecia che non riesce nemmeno a pagare i propri dipendenti a fine mese).
Prima conseguenza del default: non potremo più presentarci sui mercati finanziari per una generazione. Vero, ma non è un problema perchè noi italiani, al netto degli interessi abbiamo un avanzo primario (spendiamo meno di quanto incassiamo con le tasse n.d.r.), se non dovessimo pagare interessi potremmo non presentarci sui mercati finanziari anche adesso, e se dovessimo non presentarci sui mercati per una generazione i mercati finanziari si dimenticherebbero. Anche adesso, se l'Argentina dovesse ripresentarsi sui mercati, i soldi glieli darebbero, ma è la parte sana degli argentini che non vuole più andare sui mercati, se non in quantità omeopatica.
Seconda conseguenza del default: la nazionalizzazione di buona parte del sistema bancario. Significherebbe nazionalizzare, per un attimo, la parte buona cioè i depositi ed i prestiti delle banche, fino a rimettere le banche sul mercato, lasciando a bagnomaria gli azionisti e i banchieri.
Questa operazione e' stata fatta agli inizi degli anni novanta, da un governo di centro destra in Svezia, a seguito di operazioni fallimentari delle Banche su titoli sub prime. In tempi brevi lo Stato ha riprivatizzato, e con profitto. La stessa cosa fu fatta in Italia per il Banco Ambrosiano. Certo sarebbe un pesante haircut per i banchieri, ma non importa.
L'Italia sarebbe proprio una specie di atomica buona, perchè scatenerebbe reazioni a catena, subito in Francia per esempio. La Francia ha titoli di stato italiani pari al 20 % del suo PIL. Se noi nazionalizziamo le banche lo dovrebbe fare anche la Francia.
Duro da digerire politicamente, ma il default si dovrebbe addirittura farlo costretti dal senso di onnipotenza dei mercati che spingerebbero lo spread fino al 5% o al 7%, quindi i mercati andrebbero verso la loro autodistruzione, obbligando gli Stati a nazionalizzare le banche.
Questo sarebbe un evento positivo perchè riproporzionerebbe nel mondo occidentale la finanza a livelli di trenta anni fa, molto più sani degli attuali. Nel 1980 tutte le attività finanziarie valevano l'80% del PIL del mondo, nel 2007 valevano già il 4,2 volte il PIL.
LA FINANZA E' UNA METASTASI NEL CORPO DELL'ECONOMIA.
Un altro dato per comprendere meglio: il reddito nel 1980. Allora solo l'1 % della popolazione godeva del 10% del PIL, oggi l'1% gode del 20% del PIL mondiale, ovvero ha raddoppiato. Negli USA i profitti finanziari, rispetto al totale dei profitto, erano meno del 7% dopo la seconda guerra mondiale. Prima della crisi attuale erano al 40%, e adesso sono al 35%.Un default italiano provocherebbe un severo DIMAGRIMENTO mondiale delle attività finanziarie, un regalo alle classi medie di tutto il mondo. Obama, che ama tanto i banchieri di Wall Street, per salvare banche e banchieri, dopo la Lehman Brothers, ha immesso nel mercato finanziario fino a 700 milioni di dollari, ma non potrebbe immetterne 10 volte tanto (7 trilioni) con il default italiano. Gli U.S.A. dovrebbero anche loro annegare un po' il loro sistema finanziario.
Infine una ultima considerazione: l'Italia non dovrebbe necessariamente uscire dall'Euro, visto che California non e' uscita dal dollaro nonostante il default. Schwarzenegger sta pagando i dipendenti pubblici con fogli di carta con su scritto "questo vale un dollaro".
Un default controllato, per ridimensionare l'aspetto finanziario che adesso domina il mondo globale. Il nostro riprofiling del debito indurrebbe lo stravolgimento del sistema finanziario degli altri paesi.
Fare bancarotta o riprofiling non è nemmeno una apocalisse visto che negli ultimi 200 anni l'hanno fatto tutti i paesi, eccetto l'Inghilterra, e dopo però, la crescita è stata solida.
Occorre coraggio per non chiudersi nel pensiero unico che dice che se cascano i banchieri caschiamo noi tutti; in realtà cascheranno solo i banchieri che vedranno distrutti i loro interessi. MA CHI SE NE FREGA.
GIULIO TREMONTI
Tremonti ha presentato da Fazio un suo libro che ha un nome sconcertante "Uscita di sicurezza". Dice di averlo scritto nell'agosto 2011, prima del crollo di Berlusconi. Tremonti era un uomo delle Istituzioni che avrebbe potuto fare, e infatti dice che gli argomenti trattati nel libro sono stati temi da lui ripetuti ovunque, ma inascoltati. I poteri finanziari che attualmente dominano il globo, non gli hanno mai permesso di renderli attivi sotto forma di provvedimenti. Senza contare che era con al governo con una mezza cartuccia, che governava un Titanic, mentre Giulio preferisce l'Arca.
Tremonti insomma scrive un libro interessante, partendo dalle analisi dei citati Adam Smith e Karl Marx, che secondo lui sono scomparsi alla comparsa della globalizzazione, della rete e di nuove tecnologie e ideologie.
Fino a quel momento la ricchezza serviva le Nazioni, poi le Nazioni hanno servito la ricchezza e infine la ricchezza mangerà se stessa autodistruggendosi. Il Capitale si basava sul conflitto capitale/lavoro, e nel Capitale, il capitale marginale (i soldi che girano) è diventato il capitale dominante, perchè domina le produzioni, le banche vere, il lavoro, i popoli e le Nazioni. domina tutto fino a che non si autodistruggerà. La nuova ricchezza è basata sulla rete immateriale e questo ha stravolto il senso del Capitale che si basava sulla realtà fisica (i capi di bestiame): adesso il capitale è un algoritmo incomprensibile e imprevedibile, che scorre velocissimo sulla rete.
L'uscita di sicurezza di Monti è di dividere l'economia produttiva dalla economia speculativa, che è la base del pensiero di Roosevelt del New Deal, del primo dopoguerra, che servì a battere il nazismo, e che separava la banca che presta i soldi alle persone e alle imprese da chi speculava. Chi specula deve pagare i propri errori che non possono essere sopportati dai popoli o dai governi.
La soluzione di Tremonti è VIETARE I DERIVATI, ovvero gli SWAP (le scommesse).
Nel 1933 fu separata l'attività speculativa (crolli di Wall Street) delle banche dall'attività di prestito e deposito, ma questo finì negli anni novanta, sostituito dalla regola delle speculazioni.Il Congresso americano ha stampato (marzo 2011) un rapporto con le conclusioni della Commissione Angelides sulla crisi, su cosa l'ha prodotta e su cosa non è stato fatto, e nel libro si trovano le varie ammonizioni (documenti) che Tremonti disse nei vari summit.
Il blocco di potere dominante è stato però dalla parte della speculazione che ha buttato un mare di tossine finanziarie nelle banche, sfiancando i conti pubblici e solo gli Stati che potevano emettere moneta potevano difendersi, ovvero ricreare credito (stampando moneta - chi poteva - e salvando le banche senza condizioni). Tuttavia è una tecnica che non porta a nulla, occorre ritornare all'idea di Roosevelt, della divisione tra produzione e speculazione per chiudere con il dominio della finanza. Perchè alla fine tutta quella massa monetaria dove si gira, dove andrà, sulla Luna?
Così non potrà durare e pagheranno i popoli. Tuttavia per Tremonti l'Italia rimarrà nell'euro.
Anche Tremonti prospetta 4 scenari.
Il primo è il caos come il 1914, a cui seguì la prima guerra mondiale.
Il secondo è una divisione politica europea tra chi ha l'euro (e rimangono Stati) e chi sarà dominato dal FMI (perdendo la sovranità).
Il terzo scenario vede l'unificazione europea spinta, con maggiore solidità economica con gli eurobond (nel 1996 fu una idea di un politico francese) e su cui l'Italia insiste dal 2003. La Germania pensa di poter andare avanti a prescindere dagli altri paesi europei, ma quando il fuoco lambirà qualche birreria si ricorderà che il 60% delle esportazioni tedesche sono in Europa. La Germania non è solo egoismo e paura (Weimar) è anche cultura e serve una visione comune europea.
L'ultimo scenario è quello della Tobintax che Tremonti non vede di buon occhio, sostenendo che con quella tassazione si farebbero solo far andare su lidi migliori gli investimenti finanziari. Non si deve tassare i derivati, ma vietarli.
Tremonti dice da tempo queste cose, le ha dette persino nei vertici, nella Scuola del Partito Comunista Cinese.
Di fronte a un tale blocco di potere la dimensione del fenomeno è non solo europea, ma globale e quindi l'Italia da sola non farebbe nulla. Ricorda che l'avanzo primario è stata una sua conquista e che con lui lo spread era al 120/140.
CONCLUSIONI
Dosi (non liberista) e Tremonti (liberista) dicono la stessa cosa: la finanza ha mangiato la REALTÀ FISICA (quella che comanda con le Leggi della Termodinamica) provocando una crisi senza precedenti, e dunque occorre riequilibrare l'Economia all'Ecologia e all'Energia..
Occorre STABILITA' oppure, come si dice nei sistemi complessi, OMEOSTASI.
Solo che Dosi vede nell'Italia una "atomica buona", mentre Tremonti vede ancora la strada europea come migliore ipotesi, concordando con quanto dice Monti. Germania permettendo. Perché lì sta il problema dell'Europa.
La Germania sta guardando agli europei come se tutti fossero "greci lazzaroni", e dall'alto della sua presunta perfezione sta trascinando l'Europa alla rottura, magari con un livello di caos da 1914.